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Ovovia: non c’è l’ok della Soprintendenza. Previsti 100 milioni di debito. Il Comitato per il referendum acquisisce nuovi elementi contro il progetto

9 Aprile 2022

Trieste, 9 aprile 2022 – Il parere della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia inviato al Comune in data 9 marzo 2022 è molto chiaro: il progetto dell’ovovia deve ancora passare attraverso l’iter autorizzativo paesaggistico. Un ulteriore elemento che ostacola – fortunatamente, secondo il Comitato per il Referendum – la realizzazione...

Trieste, 9 aprile 2022 – Il parere della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia inviato al Comune in data 9 marzo 2022 è molto chiaro: il progetto dell’ovovia deve ancora passare attraverso l’iter autorizzativo paesaggistico. Un ulteriore elemento che ostacola – fortunatamente, secondo il Comitato per il Referendum – la realizzazione dell’opera. A questo nuovo elemento emerso, il Comitato ha aggiunto un ulteriore approfondimento al dossier tecnico che raccoglie nel merito le ragioni di contrarietà al progetto: l’ovovia comporterebbe per le casse pubbliche un deficit di oltre 100 milioni di euro nel corso della sua vita utile. Infatti, la stima più ottimistica sul numero di passeggeri annui, ottenuta attraverso il confronto con altri impianti (benchmarking), evidenzia come i biglietti staccati saranno meno di un milione all’anno nella migliore delle ipotesi. Numeri ben lontani da quelli propagandati dai progettisti. 

Anche la Soprintendenza nella sua nota pare lamentare la mancanza di informazioni, scrivendo testualmente “in merito al previsto ‘impianto a fune’, che viene proposto in alcune tavole e in brevi descrizioni”. L’eventuale impianto a fune che scende dal Carso e attraversa l’area di Porto Vecchio – prosegue la missiva – “si ritiene che […] debba essere oggetto di uno specifico progetto da sottoporre alle procedure autorizzative previste in tali casi dalla legge, che dovranno analizzare e valutare in maniera precisa le criticità e i conflitti con la tutela del comprensorio”. La Soprintendenza nella lettera porta l’esempio del mantenimento degli assi viari caratterizzanti l’area del Porto Vecchio, e i loro coni prospettici visivi verso gli immobili vincolati, chiaramente incompatibili con la presenza di grosse stazioni e piloni, aspetto da sempre sottolineato dal fronte contrario al progetto.

Nel frattempo il Comitato per il Referendum sta proseguendo il suo lavoro di approfondimento tecnico sulle motivazioni del no all’opera. Dal punto di vista economico sono emersi nuovi aspetti che dovrebbero preoccupare la cittadinanza tutta, poiché l’importante deficit dell’impianto andrebbe a gravare sulle tasche di tutti i residenti (anche di chi vive molto lontano dall’opera e non ne avrebbe né benefici né danni diretti) per le generazioni a venire. Dal confronto con i passeggeri di cabinovie di altre città (tabella allegata) in cui si evidenzia il numero di passeggeri per abitante, e applicando  il parametro più favorevole (Brest) al numero di abitanti di Trieste, si è ricavato un numero di passeggeri annuo che non supera il milione. Cifre ben lontane dai 3,6 milioni di biglietti previsti da progetto, decisamente fuori scala, come da sempre sostenuto dal Comitato. Questi calcoli rivisti portano a un ricavo di poco superiore al milione di euro, che basterebbe a coprire appena un terzo delle spese di gestione manutenzione previste annualmente e che dunque andranno a gravare sulle tasche dei cittadini. Una perdita annuale media di 2,75 milioni di € che nei 40 anni di esercizio porterebbe a una perdita complessiva di oltre 100 milioni di €.

Lo abbiamo sempre sostenuto – afferma William Starc, Coordinatore del Comitato per il Referendum – e più dati acquisiamo più questo fatto è incontrovertibile: il progetto, da qualunque parte lo si guardi, non sta in piedi. I continui rimandi a fasi di progettazione e autorizzazione successive ci sembrano prese in giro, considerando che l’opera dovrebbe essere completata entro il 2024“.

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