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Una cabinovia in un bosco Natura 2000 da Barcola ad Opicina … anche no

28 Giugno 2023

Il Comune di Trieste ha elaborato un progetto ‘preliminare’ per la realizzazione di una cabinovia metropolitana che colleghi la zona del Porto Vecchio in prossimità del centro città, con l’altopiano del Carso in zona Opicina. Il progetto viene finanziato per una quota da fondi PNRR ai quali sono stati aggiunti fondi provenienti dalla Cassa Depositi...

Il Comune di Trieste ha elaborato un progetto ‘preliminare’ per la realizzazione di una cabinovia metropolitana che colleghi la zona del Porto Vecchio in prossimità del centro città, con l’altopiano del Carso in zona Opicina. Il progetto viene finanziato per una quota da fondi PNRR ai quali sono stati aggiunti fondi provenienti dalla Cassa Depositi e Prestiti e fondi comunali per un totale di base d’asta di circa 64 Milioni di euro. La gara è poi stata aggiudicata alla ditta vincitrice per 56.9 Milioni di euro. I fondi PNRR sui quali è caricato il progetto si riferiscono al miglioramento delle mobilità urbana sostenibile e l’aspettativa del comune sarebbe quella di riuscire a realizzare un accesso alla città da nord-est utilizzando la cabinovia e con ciò evitare una quota di traffico automobilistico con relativo risparmio di emissioni e notevole vantaggio per la salute umana e per l’ambiente.

Il progetto prevede di attraversare con un tratto orizzontale la zona monumentale e di archeologia industriale del Porto Vecchio di Trieste fino ad un piazzale adibito a parcheggio, il Park Bovedo a Barcola,  poi salire in linea retta dal livello del mare  superarando il dislivello di circa 350 m, e arrivare ad Opicina in prossimità del parcheggio esistente sulla strada ex provinciale 35. Questo percorso di salita prevede il passaggio della cabinovia lungo un pendio la cui parte bassa è fortemente urbanizzata con un gran numero di abitazioni e di strade, mentre la parte alta si sviluppa attraversando il bosco protetto dalla legge Natura 2000 di Bovedo. Il progetto di fattibilità tecnico ed economica approvato dal Comune nel dicembre 2022 e messo a gara, presenta vistose lacune sotto diversi profili: ambientale, geologico, trasportistico, finanziario, urbanistico.

Il progetto etichettato come trasporto urbano evidenza da subito la scarsa integrazione con la rete di trasporto pubblico in nessuna delle stazioni attualmente previste: non nella stazione a valle, che risulta distante dalla piazza in cui fanno capo la linea ferroviaria e gran parte delle linee di trasporto pubblico urbano, nè tantomeno nella stazione intermedia del Park Bovedo e della stazione a monte di Opicina. Questa mancata integrazione renderà il trasporto pubblico tra l’altipiano ovest ed il centro, oggi basato su autobus e sul tram storico che collega il centro città con Opicina, molto meno efficiente di quanto lo sia adesso. Un confronto della valutazione dei tempi di viaggio tra l’ovovia ed i mezzi di trasporto esistenti (bus e tram) mostra senza ombra di dubbio che l’ovovia non permette di guadagnare minuti, anzi evidenzia come tempi di percorrenza siano in effetti più lunghi rispetto alla situazione del trasporto pubblico attuale.

Anche i costi del trasporto sono a netto svantaggio dell’ovovia, poiché non è prevista la sua integrazione nel trasporto pubblico urbano, ne consegue che ad ogni tratta il cittadino dovrà munirsi di un biglietto di 1.40€ (allo stato attuale, ma forse anche molto di più stando ai prezzi di analoghe cabinovie urbane in esercizio nel mondo). In caso di cittadini che possedessero un abbonamento per la rete o un biglietto orario, questo non sarebbe utilizzabile nella cabinovia.

Il numero di passeggeri stimato dal comune è di 12680 passeggeri medi al giorno. Si tratta di un numero al di fuori di ogni logica per un trasporto pubblico di quel tipo: altri sistemi di trasporto pubblico urbano hanno valori del rapporto passeggeri su utenti che oscillano tra 1 e 4.65 con un valore medio di 2.07, mentre lo stesso rapporto stimato dal comune di Trieste vale 18.1!

Il progetto preliminare analizzato si è basato su stime non realistiche dei giorni di fermo per vento forte che porterebbe ad un fermo impianto ampiamente sottostimato. Questo impatterebbe non poco sulle scelte dei cittadini che organizzerebbero gli spostamenti utilizzando la cabinovia, magari lasciando l’auto nel posteggio ad Opicina, ma non potrebbero poi recuperarla per l’aumento del vento durante il giorno.

L’opera è costosa, tant’è che il finanziamento iniziale PNRR di 48 milioni è risultato insufficiente ed è stato aumentato fino ad arrivare ad oltre 63 milioni, raggiunti con finanziamenti della Cassa Depositi e Prestiti e con fondi comunali. Con questi costi la media delle perdite (totale perdite diviso 37 anni di gestione – 3 sono di costruzione) è ora di 3.690.000 € all’anno e di complessivi 136,8 mil € durante tutta la concessione. Questi costi, dovendo essere sostenuti dall’amministrazione comunale, porteranno inevitabilmente a minori servizi ai cittadini dell’intero comune.

Il trasporto pubblico tramite cabinovia ha delle serie limitazioni per quanto riguarda anziani, bambini e disabili, legato al fatto che la cabina non si ferma ma bisogna salire in velocità/ corsa, cosa difficile per gli anziani, non certo abituati a utilizzare gli impianti di risalta, ma anche per i genitori con carrozzina e trasportino. L’impianto inoltre non sarebbe sostanzialmente utilizzabile da disabili.

Anche l’utilizzo della cabinovia per il trasporto delle biciclette è questionabile in quanto le stesse non potrebbero essere allocate all’esterno, per pericolo di caduta, e, se inserite all’interno, ridurrebbero ancora di più la capienza passeggeri della cabina. Anche nella remota ipotesi che qualche turista arrivasse a Trieste e decidesse di parcheggiare ad Opicina o a Barcola Bovedo, per arrivare in città con la cabinovia, il medesimo dovrebbe entrare nella cabina con valigie e borse per poi arrivare in città e procedere all’albergo o all’imbarcadero delle navi da crociera, a piedi oppure con altri mezzi pubblici o taxi.

I parcheggi di Barcola Bovedo e di Opicina non sono allineati alla stima di automobili considerata come dato di partenza per il dimensionamento dell’opera. Infatti, nell’ipotesi di utilizzo della cabinovia come trasporto pubblico di massa, i parcheggi risulterebbero occupati dagli utenti per tutto il giorno, con un alto costo da parte del cittadino per la sosta. Allora tanto vale parcheggiare in città.

Il progetto ha anche evidenziato alcune debolezze tecniche sia sul tracciato in zona porto vecchio, dove non sarebbe rispettata la distanza minima dalla linea ferroviaria, sia sul dimensionamento ed i costi del parcheggio di Villa Opicina, sull’inquinamento acustico e sull’impatto sul paesaggio, con particolare attenzione al monumento del Faro della Vittoria.

Ma il problema più rilevante è l’impatto che il tracciato dell’opera avrebbe sulla biodiversità, sulla flora e sulla fauna del bosco Bovedo: non è un caso che per legge sia previsto il divieto assoluto di costruzione di impianti a fune in zone Natura 2000, qual è il bosco Bovedo, dove sono rappresentate le formazioni più tipiche della fascia marnoso-arenacea del flysch, che è stata da sempre, la più compromessa dall’espansione urbana. Il bosco Bovedo, a differenza di tutte le altre zone viciniori, è riuscito rimanere integro da interventi di antropizzazione e rappresenta oggi un unicum sia per la flora che per la fauna che esigono massima protezione. Il disboscamento causerebbe anche un aumento del rischio incendi, in quanto il plus della superficie erbaceo/arbustiva della fascia disboscata ne aumenterebbe la vulnerabilità, e altresì graverebbe sulle condizioni di regimentazione delle acque sotterranee non assorbite dalle piante che di conseguenza scivolerebbero a valle con pericolo di smottamenti e frane in una zona già franosa e instabile.

Nel progetto si ipotizza una ricaduta positiva sulla salute, ma dai calcoli fatti, tenendo conto dell’intero ciclo di vita dell’impianto, si deduce che la cabinovia non ridurrebbe le emissioni di CO2. e quindi non avrebbe effetti positivi sulla salute umana di tale entità da poter derogare alla legge che vieta gli impianti a fune nelle aree Natura 2000.

In conclusione il progetto presenta delle enormi criticità: l’insostenibilità economica dell’opera che se realizzata andrà a gravare per decenni sulle casse del Comune e sulle tasche dei cittadini; l’inutilità ai fini di un trasporto pubblico efficiente, funzionale e di qualità; il danno ambientale causato dall’abbattimento di oltre 5 ettari di bosco in una zona protetta; l’inaffidabilità del servizio per pendolari e turisti a causa delle numerose giornate di chiusura previste per vento e manutenzione; l’impatto visivo sul panorama, con il Faro della Vittoria e il Porto Vecchio deturpati da cavi, cabine e piloni.

La realizzazione dell’ovovia rappresenterebbe un grave danno per il futuro di Trieste: una voragine economica con irreversibili ricadute ambientali e paesaggistiche, un intervento deciso senza il coinvolgimento della cittadinanza che non darebbe nessuna risposta al bisogno di trasporto pubblico efficiente e di qualità della città. Questi soldi pubblici dovrebbero essere usati meglio, per una mobilità che integri centro e rioni periferici, con reali benefici per tutta la città.

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