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Roma conferma: l’ovovia nel Bosco Bovedo non si può realizzare.

26 Settembre 2022

Trieste, 20 settembre 2022 – La conferma dell’impossibilità di realizzare impianti a fune nelle zone rete Natura 2000 arriva da una nota scritta spedita a Regione, successivamente trasmessa al Comune, dal  Ministero della Transizione Ecologica. Il Comitato NO ovovia intende dunque presentare un esposto sull’operato fin qui svolto dall’Amministrazione comunale.  Già nell’ultima conferenza stampa tenutasi...

Trieste, 20 settembre 2022 – La conferma dell’impossibilità di realizzare impianti a fune nelle zone rete Natura 2000 arriva da una nota scritta spedita a Regione, successivamente trasmessa al Comune, dal  Ministero della Transizione Ecologica. Il Comitato NO ovovia intende dunque presentare un esposto sull’operato fin qui svolto dall’Amministrazione comunale. 

Già nell’ultima conferenza stampa tenutasi lo scorso luglio, il Comitato No ovovia dava notizia che il Ministero della Transizione Ecologica, in un pronunciamento ottenuto dall’Avvocatura Generale dello Stato per un impianto sullo Stelvio analogo alla cabinovia prevista per Trieste, afferma: non si possono costruire ovovie nelle Zone a Protezione Speciale. E infatti questo documento del Ministero del 2021 è stato preso a riferimento nel parere che la Regione ha espresso alla relazione preliminare per la VAS redatta dal Comune di Trieste. Ma quando il Comune è venuto a conoscenza dell’esistenza del pronunciamento, che conferma e precisa quanto già detto nel 2007 dal Ministero dell’Ambiente con il divieto di realizzazione di nuovi impianti di risalita a fune nelle Zone a Protezione Speciale (ZPS), alcuni funzionari hanno sostenuto che la norma valesse solo per gli impianti sciistici.  La Regione aveva però richiesto un chiarimento su come si dovesse intendere la dicitura in merito agli “impianti a fune”. Ed è qui che è arrivata la conferma definitiva: con  una nota, risalente a luglio scorso e inoltrata dalla Regione al Comune di Trieste, il Ministero ha risposto alla Regione che tutte le tipologie di impianti a fune rientrano nell’ambito di applicazione del divieto. 

In particolare, nella nota si legge che:

“sentita l’avvocatura dello stato , questa  ritiene che i termini non siano funzionalmente collegati tra loro, pertanto non sembra che la disposizione in esame contenga elementi letterali che giustifichino un’interpretazione che escluda dal divieto di realizzare gli impianti di trasporto non connessi con l’attività sciistica. deve pertanto ritenersi che tutte le tipologie di impianti a fune rientrano nell’ambito di applicazione del divieto di cui al dm “criteri minimi”, considerato altresì che detti impianti hanno strutturalmente un impatto sulla sicurezza dei volatili e che possono comportare un impatto sull’intero habitat, sia per le modifiche ambientali connesse con la realizzazione delle strutture”.

La sopravvivenza del bosco Bovedo e del suo inestimabile valore ambientale, sancito con l’inserimento in zona di Natura 2000, è quindi pienamente tutelata dal DM 17 Ottobre 2007 e la precisazione Ministeriale evidenzia che non esistono deroghe nel caso di opere per il Trasporto Pubblico Locale, contrariamente a quanto affermato dal Comune di Trieste. 

«La ragione di questa Conferenza Stampa promossa dal Comitato No ovovia, e sui contenuti della quale concorda il Coordinamento dei 35 soggetti in rappresentanza di Partiti, Movimenti, Organizzazioni, Associazioni che lo affiancano – afferma William Starc, Coordinatore del Comitato NO ovovia – si fonda sulla necessità di informare l’opinione pubblica che l’Amministrazione comunale continua, nonostante il parere del Ministero,  nella predisposizione della Variante al PRGC, adempimento fondamentale per consentire la redazione del  progetto definitivo della Cabinovia. Uno degli obiettivi della costituzione del Comitato è quello di informare e rendere partecipe la cittadinanza delle scelte che fa il Comune e degli atti che di volta in volta concorrono a sostanziare le decisioni prese. Purtroppo informazioni importanti, come quella sul parere del Ministero, non sono rese all’opinione pubblica nonostante la loro rilevanza per la fattibilità del progetto».

«Riteniamo che a seguito dei pronunciamento Ministeriale, che rafforza e conferma quanto in questi mesi il Comitato ha evidenziato con il Dossier “le ragioni del no all’ovovia” e dai pareri espressi dagli Enti chiamati a pronunciarsi sulla relazione preliminare alla VAS – continua Starc –  non sussistano più le ragioni per sostenere e impegnare risorse finanziarie correnti a carico del Bilancio comunale, finalizzate alla realizzazione di quest’opera, che andrebbero piuttosto utilizzate per soddisfare esigenze più urgenti della cittadinanza. Considerando che vi sono responsabilità precise nell’aver ignorato quanto prevedono le leggi in materia di tutela dell’ambiente e sentiti i consulenti legali, si riteniamo che sussistano sufficienti elementi per rappresentare nelle sedi competenti un esposto circostanziato sull’operato fin qui svolto dall’Amministrazione comunale, dai suoi Dirigenti, dal Responsabile del Procedimento per le fasi amministrative e tecniche a supporto del progetto di Cabinovia. La tutela dell’interesse pubblico della città, dei suoi cittadini , dell’ambiente e del territorio più in generale devono essere posti a base di qualsiasi opera pubblica, elementi che il progetto di cabinovia non soddisfa minimamente e perciò va immediatamente fermato».

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